venerdì 18 giugno 2010

Siamo una classe fortissimi





A TUTTI I MIEI COMPAGNETTI CHE HANNO SOSTRENUTO L'ESAME

Cari colleghi: IN BOCCA AL LUPO

giovedì 17 giugno 2010

Sulla strada della blogger in carriera



Ragazzi evento memorabile! sono riuscita a modificare il codice html del mio blog e inserire il contatore dei visitatori :):):) vista la mia gioia non accetto di essere sminuita, capito? scherzo fate pure, i vostri post sono sempre ben accolti qui.

ciao ciao

RIENTRO A PARMA

VIII E ULTIMA LEZIONE


Ragazzi non ho dimenticato di fare l'ultimo articolo su intranet, avevo solo intenzione di produrre qualcosa di diverso proponendovi delle interviste tecniche sull'argomento. Purtroppo però non sono riuscita a trovare un vero esperto del settore. Inizialmente ho puntato sul prof. Ferrandi, ma ecco la sua risposta:
"Gentile Ileana, non ho competenze specifiche sulle reti intranet, visto che di solito sono chiuse e vengono utilizzate all'interno delle aziende, quindi non hanno una specifica importanza a livello di comunicazioni giornalistiche pur essendo molto importanti per la comunicazione aziendale e soprattutto per i progetti collaborativi tra i vari team di lavoro dell'azienda.
Mi spiace quindi ma non riesco a esserle di aiuto."

Non mi sono data per vinta e ho cercato di fare un sondaggio tra amici/conoscenti, parenti, informatici e lavoratori di grandi e piccole aziende. Risultato? I primi due "gruppi campione" conoscevano il termine ma non le potenzialità e l'utilità, taluni ignoravano del tutto la parola tanto da esordire: "intranet? Vorresti dire internet?". Gli esperti di informatica e i lavoratori delle aziende hanno osservato che le potenzialità della "rete privata" sono riconosciute e ambite ma mai sfruttate fino in fondo. Motivo? (come ci ha giustamente evidenziao il nostro egregio docente) manca la cultura. Un esempio: sappiamo che la tecnologia intranet permette un diverso approccio alle informazioni;consente di creare, pubblicare e gestire i dati direttamente, dal produttore al consumatore. Così si ottimizzerebbe il lavoro, evitando altresì quelle fastidiose pile di moduli che quotidianamente intasano le scrivanie degli uffici. Ma questo non è percepito dagli italiani, che privilegiano il cartaceo,tattile e reale, mostrando persino sfiducia nelle capacità della tecnologia.
Chiedo allora come sia possibile cambiare un atteggiamento e una cultura tanto forti. La soluzione non è semplice: il produttore di informazione deve abituarsi a pubblicare e non a distribuire. L'utente deve imparare a definire solo le informazioni che occorrono, deve ricercarle e acquisirle in modo più attivo e solo in caso di necessità. Si deve passare dall'informazione "nel caso che serva" a un'informazione "solo se serve", "on demand".
Passo la parola a voi domandandovi se questo è realmente possibile.
Aspetto con ansia i vostri post.

Tschüss

lunedì 14 giugno 2010

inchiesta inceneritore



ecco il nostro primo lavoro giornalistico, relaizzato per il corso di teorie e tecniche dei nuovi media del prof.Gavazzoli. Non è perfetto ma sudato... buona visione

giovedì 10 giugno 2010

da Ortacesus (Sardinia) la vostra inviata



ragazzi sono approdata sulle sacre sponde, nella terra del sole e del delizioso maialetto :) Qui c'è profumo di casa, di gioia, di serenità e di passioni. Il clima mi culla con il suo piacevole scirocco, vento caldo ma nella mia malinconia. Il tempo è rallenato, decellerato, quasi fermato. I paesani improvvisamente escono dalle loro case per vedere l'arrivo della figlia di Bruno: la "continentale" di Parma. Il tempo, l'ambiente e la popolazione si concentrano su di me: bellissime e piacevoli sensazioni...

Mi invidiate?

bye bye

martedì 8 giugno 2010

lunedì 7 giugno 2010

messaggio promozionale



ragazzi vorrei proporvi questo libro del nostro caro collega universitario Cristiano Nesta. Io mi avvicinerò alla lettura non appena lo avrò tra le mani. Vi proporrò la recensione, ma per ora già la trama e il setting sembrano avvincenti... leggiamo leggiamo leggiamo

venerdì 4 giugno 2010

aggiungi un post nel blog



trasferimento completato: sono una di voi

1/2 Lelio Alfonso "Nuovi modelli di Comunicazione Istituzionale". Winter...

2/2 Lelio Alfonso "Nuovi modelli di Comunicazione Istituzionale" Winter ...

esempio di comunicazione politica

Umberto Bossi alla manifestazione PDL a Roma del 20/03/2010

VII LEZIONE

Un po’ eccitati dall’imminente arrivo degli esami, un po’ stremati dai compiti accademici siamo arrivati alla penultima lezione del corso d’informatica. L’argomento del giorno non poteva essere dei più interessanti: comunicazione politica.
Un modello di comunicazione che ricerca il fertile e utile consenso. Le sue armi: chiarezza, marketing emozionale e pulizia d’immagine. Ogni comunicatore politico adotta questi canoni, con specifiche declinazioni, interpretando e “recitando” il tipo di messaggio che si propone di raggiungere. Esempio eminente è Obama: il grande comunicatore che cela nelle quinte una squadra eccezionale, con a capo l’ex general manager della Google. Ma un grande comunicatore americano fu Kennedy nel 62. De Gaulle fu rigoroso nell’esercito e militare nella comunicazione.
L’assioma è: per piacere bisogna dire qualcosa di diverso, comunicare in modo lineare ed efficace. Servirsi dell’ausilio di veri e propri comunicatori che sappiano organizzare e muovere i fili dello spettacolo, dunque: consiglieri, comunicatori, attivisti, analisti tecnici, informatici, spie. Per vincere occorre demolire l’avversario, studiarlo, scrutarne i documenti, trovare gli slogan e i temi. Nella guerra della comunicazione politica non si rispettano le regole della comunicazione generale ma solo quelle della legge.
Nella comunicazione politica italiana emerge l’informazione del centro- destra. Scontato il paragone con il centro-sinistra. Il primo è vincente perché codificabile, identitario, riconoscibile ma non scontato, chiaro ed emotivo, positivo. Il centro-sinistra, poveretto, giace in un dolce letargo e preferisce ancora la linea della staticità: troppo auto-referenziale, troppo politico, cerebrale e persino barboso.
Nel nostro paese mancano quelle figure professionali, quella linfa vitale della comunicazione mondiale, ossia i
Portavoce: esperti e affidabili, organizzano e rappresentano il proprio leader. Essi sono il filtro della comunicazione. Sono i delegati alla rappresentazione.
Staff di comunicazione: ex giornalisti addetti ad uffici stampa, a mantenere i rapporti di comunicazione fra i reporter dei principali media.
Consiglieri, spin doctor: che con abilità manipolano la parola sotto una luce favorevole.
Riusciremo per una volta a non essere troppo diversi dagli altri Stati?
A voi la parola.

Tschüss

giovedì 3 giugno 2010

comunicazione

vi comunico che chiunque mi sarà di sostegno in questa ardua e bellissima impresa riceverà 2 punti in più all'esame. chiedete la conferma al Prof. Alfonso :)

bye

trasferimento

Cari colleghi, qualcuno ha ordito alle mie spalle per far fallire il mio blog su bedo. Dunque ho preferito trasferirmi qui su blog spot ed essere una di voi. Vi prometto tutta la multimedialità che mi è stata negata sul vecchio blog.
P.S. trasferirò tutti gli articoli modificando le date.

un abbraccio

domenica 23 maggio 2010

VI LEZIONE

Il nostro sorprendente docente ci ha insegnato un nuovo concetto del mondo dell’informazione: comunicazione istituzionale. Esa riguarda l’identità di una realtà, tutto ciò che identifica un’immagine di un’azienda, non strettamente legata al risultato economico (come la comunicazione di prodotto) ma sicuramente trasparente e con un valore sociale. Il suo obiettivo è il consenso. Di Natura sia pubblica che privata. La prima si avvicina alla comunicazione di prodotto ma a differenza di questa cerca di mantenere alti i brand istituzionali, ossia i marchio, lo slogan il messaggio politico. Questi brand possono essere ora una singola persona, ora una unità multipla (comuni, aziende come coca cola…), e il loro compito è essere e fare un’autentica comunicazione avendo di mira sempre e comunque il valore da svendere: economico, di consenso, privato…
La comunicazione pubblica invece mette a disposizione della collettività una serie di servizi, mezzi e verifiche di controllo: offre semplicemente un servizio. Una delle sue qualità migliori è la usabilità, ossia la facilità di accesso, la logica delle sezioni, la mappa del sito (tronco dell’albero di navigazione di un sito). Vediamo come usano questo tipo di comunicazione, i vari siti dei governi europoei:
Sito del governo spagnolo: esemplare mappa del sito, salta i fronzoli per offrire tutte le informazioni necessarie arricchite da un’ottima multimedialità.
Sito del governo francese: immaginifico, emozionante, creato per deliziare la vista demolendo il testo scritto. Interessante interazione con il cittadino ma di difficile lettura.
Sito del governo inglese: sembra dire: “sono talmente professionale, pulito che non c’è alcun bisogno che tu passi per altri media”. Presuntuoso? No efficace connubio di tecnologia e informazione, capace di fidelizzare l’utente.
Sito governo italiano: non è attrattivo, fisso e incapace di costruire l’albero di navigazione. Dal punto di vista tecnico positivo.
Interessante?
A voi la parola.
Vi raccomando di curiosate nei siti di realtà pubbliche o private per scoprire la parte istituzionale


Au revoir

domenica 16 maggio 2010

Amica Costituzione

Voglio terminare questa intensa settimana con un elogio alla legge costitutiva e fondativa del nostro Stato, che in questi giorni ho avuto l’occasione di conoscere e amare.Lunedì La prof.Cavalli ci ha bonariamente costretti a partecipare all’ incontro con il mentore e poeta della Costituzione: prof. D’Aloia. Quello che si prospettava come un barboso e tedioso seminario, si è rivelato, per noi studenti di giornalismo, un dolce appuntamento.
Attraverso la formulazione di sette risposte, alle domande poste da docenti e studenti, il costituzionalista ci ha fatto comprendere il senso della nostra Costituzione: è la norma fondamentale che nessuno di noi può eludere. È programmatica e democratica. È rigida, inviolabile e inderogabile. È stata un modello democratico emulato da molti paesi europei. Essa però riceve stoccate dirette e tante banalizzazioni, soprattutto dai nostri governanti che la tacciano di essere baluardo di una sola parte politica e dunque di una presunta faziosità. Ma la nostra Costituzione è solo un guardiano della costituzionalità dello Stato, un custode della legalità, un militante della democrazia. Perché non amarla? Perché non rispettarla? Perché non diffonderla? Anche noi studenti dobbiamo prenderne coscienza e rivendicarla con passione, senza però cadere nella banalità e nella presunzione di alcuni che cercano senza esiti felici di muoversi al di fuori dei binari costituzionali.

Riflettiamo.

Tschüss.

sabato 15 maggio 2010

V LEZIONE

Direttamente dal Salone del libro di Torino ecco a voi il prof. Lelio Alfonso. Subito ci propone i punti salienti della fiera: i nuovi e sempre più tecnologici supporti librari, l’ostico problema dei diritti d’autore, il dibattito sulla possibilità dei contenuti internet a pagamento e la tanto discussa questione della privacy.
Il prof pone una delle sue solite domande, che ci lasciano a bocca aperta, ci fanno guardare per aria o sul quaderno nella speranza che uno di noi risponda: a giugno arriverà l’iPad. Che cos’è?
Ora non posso dire di esserne un’esperta, ma so di cosa si tratta: è il computer “tavoletta” da 9,7 pollici prodotto dalla Apple che permette di navigare sulla rete e di avere grande capacità di memoria, alta qualità d’immagini, video e suoni. L’iPad è il connubio di un telefono cellulare evoluto e un computer portatile. Questo dispositivo multifunzione è utilizzabile anche come un ereared, in altre parole come un lettore di e-book. La nuova frontiera dell’editoria dunque punta sulla tecnologia e ne ribadisce la necessità: trascina i contenuti del cartaceo sul formato digitale senza alterare il rapporto di fidelizzazione che gli utenti hanno con il libro, con il giornale o con un qualsiasi testo tradizionale. E mette a disposizione tutti i vantaggi del digitale: multimedialità, ipertestualità, vocabolario contestuale.

Nel salone del libro si è messa in dubbio la gratuità del web. Internet è per definizione gratuito, nato per essere aperto a tutti: fruibilità e velocità sono il suo motto. Dopo la crisi dell’editoria (con conseguente crollo dell’introito pubblicitario,l’aumento dei passivi e l’infausto insuccesso del rialzo dei prezzi librari) gli editori hanno pensato di rivolgersi al mercato del web con servizi a pagamento.
Ma qual è l’opinione diffusa? Ovviamente un po’ per ignoranza, un po’ per l’abitudine all’informazione “a scrocco” gli utenti sembrano non condividere. Gli editori da parte loro non ammettono la totale e sterile gratuità e sostengono che (cito testualmente dal mio caro ed eminente collega Alessandro): Il contenuto culturale non può essere gratuito. Possono esserlo i titoli, i flash, le breaking news, ma non il commento dell'esperto, né l'intervista, l'inchiesta, o l'approfondimento. L'idea che sta alla base del paywall consiste nel favorire il riconoscimento del mestiere dei giornalisti, delle loro capacità professionali e, dunque, dell'esclusività della riproduzione dei contenuti.
Connesso al discorso del mancato business troviamo i diritti d’autore. La violazione è sempre stata sanzionata a livello finanziario , culturale e giuridico. Ecco l’art. 1 della legge del 1941:
Sono protette ai sensi di questa legge le opere dell'ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all'architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione.
Accusare qualcuno di non aver rispettato questo diritto sul web è problematico in quanto non esiste ancora una legge completa e affidabile che regolamenti internet e i contenuti digitali. Dalla Francia Sarcoky propone di “tagliare” internet ai pirati, staccando letteralmente la connessione a coloro che scaricano i file protetti. Giudizio dalla Corte Costituzionale? Incostituzionale. Bocciata. In Germania e Inghilterra la legge è in via di sperimentazione. Nel nostro paese non si procede allo studio di una possibile normativa, ma la Camera dei Deputati riprende testualmente tutte le prime pagine dei principali quotidiani in un’apposita sezione denominata “rassegna stampa” (ecco il link per la verifica http://www.camera.it/). Quale l’esempio da seguire? Il web ha bisogno di una normativa che ponga fine al discount dell’informazione, che bocci l’indiscriminata violazione al copyright e che contemperi la criminosa inosservanza della privacy. Per ora nulla di fatto. Lavori in corso?
A voi la parola.
P.S. i compiti per casa: scoprire google e saperne scovare difetti e critiche
Good bye

giovedì 13 maggio 2010

Rettiliani : i veri padroni

Sapete dell'esistenza degli ufo-rettiliani? Secondo alcuni sono i veri padroni del mondo. Si impossesserebbero dei corpi delle alte cariche istituzionali e dei giornalisti per dominare il mondo... Vorrie tanto spiegare a queste persone che Goku e i mutanti esistono solo nei fumetti, nella fantascienza e nei film; ma ognuno ha diritto di scegliere e convertirsi a qualunque fede. Il mio intento è mostrarvi, cari colleghi, come questo movimento "religioso" abbia acquisito importanza e forza grazie al web. Circolano in rete molti blog, video, siti (poco convincenti) che vorrebbero aprirci gli occhi su questa nuova teoria della dominazione. guadrate questo video per conoscere i nostri veri e presunti padroni:

lunedì 10 maggio 2010

IV LEZIONE

La lezione non è presieduta dal nostro amato Alfonso ma dal prof. Paolo Ferrandi, apprezzato docente di teorie e tecniche del giornalismo nonché vice-caposervizio alla “Gazzetta di Parma”.Nelle 4 ore del corso tratta e ripropone il tema delle trasposizione on line dei giornali cartacei, offrendoci una breve rispolverata sulla web story dei quotidiani nostrani e stranieri. Nel continente americano, esattamente nel North Carolina, la prima edizione on line è quella del “New&Observer”. Tutte le testate americane riproducono sul web la pagina cartacea, per questa ragione le redazioni (cartacea e on line) sono integrate e non disgiunte. Per quanto concerne l’impaginazione e la struttura grafica, i siti presentano una forte omogeneizzazione poiché le società internazionali, che si occupano di questo settore, non sono numerose. Altro problema delle testate on line americane è trovare un introito alternativo ai fastidiosi banner pubblicitari e agli inefficaci abbonamenti.

Passiamo all’ Italia. Nel nostro Paese i primi esperimenti risalgono agli anni 90 con la mia (scusate se pecco di presunzione) “Unione Sarda”, per merito di Nichi Grauso. Le testate più grandi appaiono tardi sul web, offrendo una mera copia del cartaceo. Arriva presto l’innovazione per merito delle grandi “signore” come Reppublica.it, che grazie ai suoi geni avanguardisti rende il sito sempre attuale e popolare. Reppublica.it si propone e trionfa con un appeal nazionale, espandendo le sue “succursali” nei vari capoluoghi della penisola come Parma, Torino, Bologna. L’obiettivo è creare una comunità locale, un futuro social network blasonato.
Il problema dei giornali italiani sul web è lo squilibrio fra il grande carico di lavoro e le limitate forze economiche ed umane.

Nell’ultima parte della lezione il prof. presenta i news aggregators, siti aggregatori di notizie e contenuti “rubati” da altre pagine web. Tra i tanti:

www.huffingtonpost.com: l’aggregatore blog statunitense più seguito al mondo.

www.realclearpolitics.com: il sito web dedicato alla politica americana.

www.ilpost.it: iniziativa editoriale del giornalista ed eclettico blogger Luca Sofri.



Non mi resta che ringraziare il prof. Ferrandi per l’interessante e simpatica lezione.





Au revoir

martedì 4 maggio 2010

top 10 sites in Itay




La classifica completa dei 10 siti più cliccati nel nostro Paese è proposta da Alexa.com:

I.Google.it: versione italiana il re dei motori di ricerca.

II.Facebook.com: il social network più famoso al mondo.

III.Youtube.com: il sito di video sharing

IV.Google.com

V.Yahoo.com: il motore di ricerca in continua concorrenza con google.

VI.Live.com: il motore di ricerca della casa di software Microsoft.

VII.Libero.it: provider della wind.

VIII.Wikipedia.org: l’enciclopedia in linea immediata e in continuo aggiornamento.

IX.Blogger.com: il sito più utilizzato (dai miei colleghi) per creare il proprio diario online.

X.Ebay.it: il sito di aste online dove concludere tanti buoni affari.





Good bye

III LEZIONE




30 aprile: Malata! assenza giustificata

Poker ai tempi di internet

Mai sentito parlare di “effetto moneymaker”? Non è un principio di economia e neppure uno studio della psicoanalisi, bensì un processo rivoluzionario del gioco del poker. Tutto ha inizio nel 1970 in un casinò de Las Vegas: Benny Binion, bizzarro ma scaltro uomo d’affari, introduce per primo, nel sua casa da gioco, i giochi di poker. Fu proprio lui a innovare e rendere popolare l’evento di poker sportivo denominato World Series of Poker (WSOP). Da allora, ogni anno, giocatori di tutto il mondo disputano a Las vegas una serie di tornei riguardanti tutte le specialità del poker. Come partecipare? Fino agli anni 80 era necessario pagare una quota d’iscrizione (buy-in), compresa tra i 500 e 50.000 dollari. Successivamente furono introdotti i “tornei satelliti” che davano la possibilità ai vincitori di qualificarsi alla gara più importante (Main Event da 10.000 dollari) pagando un buy-in contenuto. L’obiettivo raggiunto fu l’aumento dei partecipanti, ora non solo professionisti o “ricconi” texani ma pure giocatori esordienti o dalle ridotte risorse finanziarie. Con l’avvento di internet i “tornei satelliti” si disputano pure online, e nel 2003 dimostrano la loro efficacia proprio nel web: l’esordiente Chris Moneymaker, semplice contabile, vincendo un torneo da soli 39 dollari si qualifica e trionfa al Main Event aggiundicandosi 2.500.000$. Chris rappresenta da quel momento l’idea e la convinzione che chiunque possa vincere il più prestigioso torneo di poker mondiale. Contribuisce altresì all’aumento esponenziale degli iscritti alle WSOP e negli altri tornei, ma anche e soprattutto alla diffusione internazionale del gioco del poker.
La conseguenza più interessante e rilevante avviene in Italia con la nascita di numerosi siti dedicati al famoso gioco da bisca. L’effetto collaterale dimostra come anche nel nostro Paese la multimedialità stia diventando uno strumento quotidiano, utilizzato per gli scopi più appassionanti e divertenti della vita.

Cosa ne pensate? Non credete che “l’effetto moneymaker” contribuisca ad un avvicinamento fiducioso verso le nuove tecnologie? A voi la parola.

Tschüss

venerdì 30 aprile 2010


Repubblica.it si rinnova e cambia aspetto. I lettori del quotidiano hanno da poco scoperto il restyling del sito: grande articolo centrale con la notizia del giorno, più spazio alla multimedialità, ai video, alle immagini, alle notizie. C’è un’area per la community, una doppia colonna laterale dedicata allo sport, agli spettacoli e all’entertainement. La vera novità? Sicuramente l’area in basso a sinistra dedicata al lettore, che potrà scegliere tra squadra del cuore, cronaca locale, meteo, titoli di borsa e tanto altro.

Il restyling interessa anche l’interno del sito. Reppublica.it offre ai suoi utenti 25 sezioni tematiche, e 10 cronache locali capaci di informare il lettore anche su argomenti meno impegnativi della vita. Cambia pure il modo di presentare l’articolo, accompagnato da più approfondimenti, foto,video. Anche il modo di visualizzare la pubblicità si rivoluziona: in linea con gli altri siti, il quotidiano la pone sullo sfondo rendendola molto più invadente ed efficace.

La nuova Repubblica.it si conferma ancora una volta un pioniere di tendenze, un modello di giornale costruito e personalizzato per il lettore. Come suo “fratello” cartaceo è “qualcosa di più di un giornale, qualcosa in cui un pezzo d'Italia si è riconosciuto e si è specchiato, uno strumento culturale di identità libera ma collettiva, aperto alla società, curioso delle novità, convinto negli anni della necessità di una emancipazione”(Ezio Mauro, ‘Un nuovo modo di raccontare’ www.repubblica.it/online/album/mauro/mauro/mauro.html ).

Come si esprimono i lettori a riguardo? Leggiamo dai vari forum:

· “Grafica moderna e al passo coi tempi per una Repubblica che era proprio arretrata. Una cosa che mi ha colpito (negativamente da visitatore, positivamente se fossi un inserzionista) è il fatto che ora la pubblicità non è più relegata a piccole zone ma compare in modo a volte invadente con pagine di mezzo e sfondo. Un ottimo affare per gli inserzionisti, però non so se abbiano ben considerato l'aspetto "utente".

· “Era ora per la La Repubblica, finalmente un'interfaccia più usabile (spero che il Corriere prenda esempio...)”.

· “E' giusto rinnovarsi e avere una buona velocità di risposta per ogni argomento, ma la pubblicità è troppo invasiva e opprimente!”.

· “Ottimo lavoro! Siete i migliori, sempre sulla notizia, professionalità e competenza. In quattro anni avete fatto miracoli! Continuate cosi, complimenti da un affezionato utente: w la libertà, difendiamola sempre e comunque, buon lavoro”.


Goodbye

giovedì 29 aprile 2010

II LEZIONE

Il motto della lezione del 23 aprile è stato: ‘ il vero giornalista è chi consuma le scarpe e i polpastrelli’. Partendo da questa riflessione abbiamo analizzato le differenze tra il giornalismo tradizionale e quello digitale, ponendo particolare attenzione alla natura della notizia del web. Sono emersi 3 punti relativi al campo del giornalismo digitale:



v Ampia disponibilità d’informazioni sullo stesso argomento

v Poca originalità con relativo appiattimento delle notizie

v Velocità di divulgazione e di fruizione


Il giornale online ha dunque la possibilità di offrire all’utente differenti notizie su un argomento affine, con un’intensità e frequenza maggiori rispetto a quello stampato. Questo potrebbe portare ad un appiattimento della notizia a causa degli oltraggi al copyright con relativo abuso del “copia e incolla”, e della tendenza a far diventare un take delle agenzie di stampa la notizia vera e propria. Ovviamente spetterà all’intelligenza dell’utente, attraverso una collazione delle fonti, selezionare una notizia e verificarne l’attendibilità. L’ultimo punto è la velocità, indispensabile per il giornalista quanto necessaria per il pubblico del web. Il giornalista deve accelerare i ritmi di pubblicazione per riuscire a creare lo scoop e non essere anticipato dai colleghi concorrenti. Il lettore invece, a parer mio troppo abituato alla notizia televisiva, è pigro e non ha il tempo per concentrarsi nella lettura di una pagina. Dunque al giornalista spetterà il compito di sintetizzare al massimo la notizia per riuscire a pubblicarla nel più breve tempo possibile, e il dovere di conoscere a fondo l’argomento per meglio informare e incidere sull’utente.

Nella seconda parte della lezione abbiamo concretamente osservato questi punti nelle pagine online scoprendo la guerra all’anteprima delle notizia e la sempre più sfrontata violazione del copyright.

I compiti per casa? Parlare del restyling di La Repubblica.it focalizzandosi su questi 3 punti:

· Perché è cambiato

· Valore aggiunto rispetto a prima

· Differente filosofia rispetto al giornale cartaceo


BUON LAVORO, AU REVOIR

mercoledì 21 aprile 2010

anch'io ho un blog

Ecco il mio blog. Sembrava un’impresa difficile ma anch’io ci sono riuscita, e solo per questo motivo potrebbe riuscirci chiunque…

Perché l’ho creato? Io fino alle 15.30 di venerdì 16 aprile ’10 mi limitavo a curiosare nei blog di amici o personaggi, per me, importanti. Finché il nostro docente d’informatica applicata al giornalismo non ci propone di creare un nostro diario online, in quel momento il mio corpo si è fermato e la mia mente ha iniziato a fare strani, quanto negativi, pensieri circa il fallimento di questo compito. Fortunatamente però il professore ci ha incoraggiati e stimolati… Vi dipingo meglio cos’è accaduto il primo giorno di lezione.

Ore 15 di venerdì pomeriggio, facce assonnate e affamate nell’aula k3 della facoltà di lettere di Parma. Gli studenti attendono l’inizio della lezione, con la curiosità di vedere il nuovo docente e la speranza che le 4 ore di lezione si riducano a 2 per umana clemenza del professore. Si dà il via alla lezione, il docente e l’introduzione al corso sembrano interessanti finché non ci viene proposto di presentarci. L’aula sembra diventare vuota, un lieve brusio nella stanza, un ragazzo si alza e esce dall’aula. Poi la voce del professore rompe la suspense da film horror: «Iniziamo! Chiunque di voi voglia presentarsi per primo va bene». E cosi apriamo le presentazioni: emerge subito che proveniamo da diverse zone dell’Italia e che abbiamo tutti obiettivi simili, «vorrei fare il giornalista» o «mi piacerebbe lavorare nel campo dell’editoria» piuttosto che «mi interesserebbe occuparmi di pubblicità»… Conclusa la breve ma simpatica conoscenza il professore ci comunica che l’obiettivo del corso sarà crearci e gestirci un blog tutto nostro, in cui inserire principalmente gli appunti delle lezioni. Cala nuovamente la tensione, alimentata dalle parole, dal significato a noi estraneo, che escono dalla bocca del prof come ‘template’ o ‘url’. Ma riusciamo a rinsavire e a tirare fuori l’eccitazione necessaria per questa nuova sfida. Sono sicura che sarà tanto divertente quanto emozionante. Auguro a tutti un buon lavoro

Good bye! See you!